La pioggia, il Guggenheim e Venezia

Venezia in inverno, come direbbe una pubblicità, non ha prezzo. Se poi aggiungete pochissima gente, una pioggerella leggera che bagna tutto avrete il momento perfetto per ammirarla. Ma se ancora non vi basta aspettate la nebbia, un po’ di Carnevale, un sabato libero, la voglia di vedere qualcosa di bello, la macchina fotografica, la pace nell’anima, niente orari e magari un’ottima compagnia. Non serve altro.

Venezia è romantica, a tratti malinconica, da scoprire, da gustare, da girare in lungo e in largo, da perdersi senza guida e cartina tanto, come dicono i veneziani, per incanto si arriva sempre a Piazza San Marco. Ho passeggiato lentamente per le calli piene di negozi di tessuti pregiati, maschere esotiche e misteriose, tripudi di vetri preziosi e gioielli creati dalle sapienti mani dei mastri vetrai così rinomati in tutto il mondo. Ma che meraviglia vedere negli ingressi degli hotel dame mascherate in sontuosi abiti colorati e raffinate parrucche in attesa, forse, di andare al Ballo del Doge, e camminare nella piazza bagnata ricoperta dei coriandoli del Carnevale appena iniziato e ascoltare l’ondeggiare delle gondole ancorate ai pali del Canal Grande in attesa dei turisti del giorno dopo..e come faccio a non essere entusiasta?

Incuriosita vado a cercare in internet qualche info in più e scopro che Venezia è una città ricca di mistero e magia. Ci sono leggende, talismani, superstizioni popolari di fantasmi, famoso quello dell’eretico Giordano Bruno, che ogni anno il 17 febbraio, alla ricorrenza del supplizio, si racconta percorra le stanze di Ca’Mocenigo. Ho letto anche che la forma che disegna il Canal Grande rappresenta un serpente a simbolo di enigmatiche forze. E ancora tante le leggende che circondano Palazzo Contarini dal Zaffo detto “Casino degli Spiriti”, in quanto da secoli ritenuto un luogo di ritrovo di spiriti irrequieti ma di un così gran fascino da essere ritratto da Monet nei primi del ‘900.

Venezia è arte ovunque. Piazza San Marco definita “Il salotto più elegante d’Europa”, gli antichi palazzi affacciati sull’acqua, le chiese, i ponti i cui nomi raccontano di storie antiche come quella del Ponte dei Sospiri, costruito per collegare le stanze dei magistrati alle prigioni e quindi “luogo dell’ultimo momento di struggimento per quell’incantevole paesaggio che appariva al prigioniero dalle sue finestre”. La Torre dell’Orologio al cui ideatore del meccanismo si narra “fecero cavare gli occhi affinché non potesse più ripetere simili meraviglie per le potenze rivali”. La Basilica di San Marco, superbo esempio di stile romanico bizantino e luogo dove venivano consacrati i dogi. E poi ci sono tantissimi musei di arte, da Palazzo Grassi a Punta della Dogana fino all’Arsenale, il Palazzo Ducale a San Marco, il Peggy Guggenheim, nel Palazzo Venier dei Leoni e caspita, ci vorrebbero settimane per vederli tutti. Del Palazzo Ducale fate attenzione alla colonna con il basamento consumato, dalla parte del bacino di San Marco: questa colonna era l’ultima speranza di salvezza del condannato a morte nel caso fosse riuscito a girarci attorno senza appoggiare il piede fuori dal basamento. Una prova di equilibrio considerata la più crudele delle illusioni. Provare per credere..

Sabato la mia scelta è ricaduta sul Guggenheim. In poche parole: un museo così meriterebbe da solo la gita a Venezia. Emozionante. Si entra dal giardino, un giardino di opere d’arte che sbucano da ogni angolo. Sul muro una scritta al neon che dice ” CHANGING PLACE, CHANGING TIME, CHANGING THOUGHTS, CHANGING FUTURE”. Parole sante. Il percorso della mostra temporanea e anche quella permanente è una passeggiata tra salotti e sale da pranzo dello splendido palazzo e casa di Peggy. Palazzo dall’insolita costruzione detto “palazzo non finito” la cui storia bizzarra parla di soldi finiti per continuare la costruzione, di probabili nobili vicini che non volevano che l’altezza oscurasse la loro casa ed anche di un leone custodito nel giardino. All’interno ci sono opere di grandi artisti come Burri, Magritte, De Chirico, Jackson Pollock, Cy Twombly, Rothko e molti atri e si susseguono creando la sensazione che “nulla sia dove non dovrebbe essere”. C’è poi quell’intensa luce blu che filtra dalle finestre da cui si intravede il Canal Grande. La sorpresa finale è la balconata con la scultura di Marino Marini che solo a vederla il sorriso viene spontaneo. Ma che spettacolo è?

Ormai è scesa l’oscurità. Se fossi nel ‘600 avrei incrociato una persona munita di lanterna alimentata con vera e propria “cotica di maiale”, che a pagamento mi avrebbe accompagnato per le vie buie della città. Ma per fortuna lanterne e lampioni non mancano e incantata da una laguna inaspettata provo a salire sul Ponte di Rialto ma che delusione, vuoi perché lo stanno ristrutturando vuoi che è pieno di bancarelle purtroppo non è il posto giusto per finire in bellezza. E quindi via di corsa per non perdere il traghetto e arrivederci presto Venezia.