Silviarossi

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L'alba al Borobudur

L’ALBA AL BOROBUDUR

Non si dimentica facilmente. Sono le 6 del mattino. Il blu della notte sta diventando rosa. Il rosa si attenua mentre il sole sorge ma la fitta nebbia della giungla giavanese nasconde i contorni e sembra quasi di essere in un luogo che non esiste. Sta iniziando un nuovo giorno. E ti accorgi di essere seduto su uno stupa costruito più di mille anni fa.

Sei sul più grande monumento al mondo dedicato a Buddha. Un “mandala architettonico” che lascia increduli, non per la sua struttura ma per quell’atmosfera spirituale che lo avvolge. Si dice che visto dal cielo sembri un fiore di loto. Si dice che i pellegrini, superando i diversi piani, con la salita e la meditazione, aspiravano ad arrivare al Nirvana. Si dice che venne costruito per essere ammirato dalle stelle.

Dopo aver atteso quasi in sacro silenzio la fine dell’alba, c’è tutto il tempo per girarlo e curiosare e scoprire che ogni campana nasconde una statua in meditazione, che ogni percorso è ricco di bassorilievi che raccontano del Karma e della storia di Buddha e che ogni singolo piano e passaggio per accedervi si collega al percorso spirituale dell’uomo.

Un tempio suggestivo e intenso ma solo per chi riesce a sedersi in silenzio e concedersi qualche minuto di meditazione. Perché anche questo è un posto pieno di turisti quindi, buona volontà, svegliatevi per essere li appena apre, sedetevi e godetevi questa meraviglia della vita che avete la fortuna di vedere.

Il tempio si trova in mezzo all’isola di Giava. Per me è stata una tappa di un lungo percorso. Il consiglio che vorrei dare non è solo quello di leggerne a fondo la storia ed il motivo per cui è stato costruito, ma piuttosto quello di avvicinarvi alla sua spiritualità leggendo il libro del Dalai Lama “Alla ricerca della felicità”. Capirete il percorso che farebbe un monaco buddista prima di arrivare alla cima e coglierete la differenza di chi arriva su solo per fare la foto più bella.